Proteggere i più piccoli

Proteggere i più piccoli

Dal 21 al 24 febbraio si è svolto in Vaticano l’Incontro su La protezione dei minori nella Chiesa. Il Papa ha chiesto ai 190 partecipanti, ecclesiastici e laici, di affrontare il problema con molta concretezza ed ha consegnato, a tale riguardo, 21 punti di riflessione che, in qualche modo, costituiscono il nucleo di un eventuale documento finale. Ecco, ad esempio, alcuni di questi punti. Un punto suggerito dai vescovi

statunitensi suggerisce di istituire un panel di laici e consacrati, esperti in materia, al quale rivolgersi le vittime di eventuali abusi. “È necessario che si istituisca, laddove non si è ancora fatto, un organismo di facile accesso per le vittime che vogliono denunciare eventuali delitti. Un organismo che goda di autonomia anche rispetto all’Autorità ecclesiastica locale e composto da persone esperte (chierici e laici), che sappiano esprimere l’attenzione della Chiesa verso quanti, in tale campo, si ritengono offesi da atteggiamenti impropri da parte di chierici”. Un altro punto, il diciannovesimo, precisa che bisogna “formulare codici di condotta obbligatori per tutti i chierici, i religiosi, il personale di servizio e i volontari, per delineare limiti appropriati nelle relazioni personali”, e “specificare i requisiti necessari per il personale e i volontari, e verificare la loro fedina penale”. L’elenco proposto parla di “stabilire disposizioni che regolino e facilitino la partecipazione degli esperti laici nelle investigazioni e nei diversi gradi di giudizio dei processi canonici concernenti abuso sessuale e/o di potere”. Lo strumento di lavoro e riflessione affidato allo studio dei componenti l’Incontro vaticano propone di “elaborare un vademecum pratico nel quale siano specificati i passi da compiere a cura dell’autorità in tutti i momenti-chiave dell’emergenza di un caso”; di “dotarsi di strutture di ascolto, composte da persone preparate ed esperte, dove si esercita un primo discernimento dei casi delle presunte vittime”; di “attuare procedure condivise per l’esame delle accuse, la protezione delle vittime e il diritto di difesa degli accusati” e “stabilire i criteri per il coinvolgimento diretto del vescovo o del superiore religioso” e “protocolli specifici per la gestione delle accuse” contro i presuli. Tra i punti di questo possibile vademecum viene ribadita anche l’indicazione a “informare le autorità civili e le autorità ecclesiastiche superiori nel rispetto delle norme civili e canoniche”. Come pure quella di “fare una revisione periodica dei protocolli e delle norme per salvaguardare un ambiente protetto per i minori in tutte le strutture pastorali; protocolli e norme basati sui principi della giustizia e della carità”. Il punto focale sulla protezione dei minori deve essere la volontà di “accompagnare, proteggere e curare le vittime, offrendo loro tutto il necessario sostegno per una completa guarigione”, come sempre richiesto dal Papa. Sulla stessa scia si chiede di “preparare percorsi di cura pastorale delle comunità ferite dagli abusi e itinerari penitenziali e di recupero per i colpevoli”. E, di pari passo, di “incrementare la consapevolezza delle cause e delle conseguenze degli abusi sessuali mediante iniziative di formazione permanente di vescovi, superiori religiosi, chierici e operatori pastorali”. Per quanto riguardo il “diritto alla difesa”, il quattordicesimo punto precisa che”occorre salvaguardare anche il principio di diritto naturale e canonico della presunzione di innocenza fino alla prova della colpevolezza dell’accusato”. Bisogna evitare, perciò, di “pubblicare gli elenchi degli accusati, anche da parte delle diocesi, prima dell’indagine previa e della definitiva condanna”. Infine si chiede di “osservare il tradizionale principio della proporzionalità della pena rispetto al delitto commesso” e, accogliendo una delle richieste invocate dalle associazioni di vittime, “deliberare che i sacerdoti e i vescovi colpevoli di abuso sessuale su minori abbandonino il ministero pubblico”.

+ Ignazio Sanna

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