Cattedrale di Oristano, 20 gennaio 2013
“Insegnaci a contare i giorni e raggiungeremo la sapienza del cuore... Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore, passano presto e noi ci dileguiamo” (Sal 89). Don Francesco Noli ha ripetuto tantissime volte questa preghiera delle lodi mattutine, e di giorni ne ha contato molti, essendo
il sacerdote più anziano non solo del nostro presbiterio diocesano ma anche del presbiterio italiano. Quindi, la lunga esistenza gli ha permesso di raggiungere una grande sapienza di cuore. Sapienza del cuore è sapienza della vita, ossia quella capacità di guardare le cose con gli occhi di Dio, e di considerare ogni stagione della nostra vita come un’esperienza del dono di Dio.
La Provvidenza ha voluto che noi ci troviamo oggi, qui, in questa chiesa cattedrale, per accompagnare con la preghiera il termine del pellegrinaggio terreno di don Noli con la celebrazione della messa della seconda domenica del tempo ordinario, nella quale la liturgia ci fa leggere parole fondamentali sulla natura e l’essenza stessa di Dio.
Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci presenta un Dio creatore e sposo allo stesso tempo. Se, da una parte, i contenuti della fede cristiana che abbiamo appreso nelle lezioni di catechismo ci insegnano che Dio è creatore dell’universo, l’onnipotente, il giudice della nostra condotta, dall’altra parte, il profeta ci rassicura e ci dice: questo stesso Dio onnipotente e lontano, che abita nel più alto dei cieli, è il Dio sposo, cioè colui che ama le persone allo stesso modo con cui uno sposo ama la sua sposa. Quanta umanità e vicinanza in questa concezione del Dio cristiano! Veramente, il Dio cristiano è amico degli uomini, un Dio vicino a tutti noi, un Dio “tu” di ogni uomo e ogni donna. Il ciclo natalizio dell’anno liturgico che abbiamo appena concluso ci ha fatto contemplare e adorare addirittura un Dio bambino.
Il Vangelo di S. Giovanni, dal suo canto, ci presenta l’inizio del ministero pubblico di Gesù, avvenuto con la partecipazione sua e di sua mamma, la Madonna, ad una festa di matrimonio di parenti. Anche questo racconto evangelico è un altro modo di presentare l’umanità di Dio. Gesù, infatti, è il Messia atteso dalle genti, il Figlio dell’Uomo che redimerà l’uomo dal peccato e dalla morte, la seconda persona della Santissima Trinità. Nel villaggio di Cana egli è l’amico dello sposo, che condivide la gioia d’una festa di matrimonio. Il Figlio di Dio rivela la sua potenza divina nell’ambito di una vicenda umana fondamentale quale è la formazione di una famiglia, culla della vita.
In questa vicenda umana è inserito il ruolo particolare di Maria, la Madre di Gesù, che pronuncia le sue uniche parole di tutto il vangelo di Giovanni: “Non hanno vino”; “fate tutto quello che egli vi dirà”. L’intervento discreto della Madre di Gesù mette in evidenza come si possa guardare in faccia la realtà, anche quella più dura e imbarazzante, senza scoraggiamenti, senza abbandoni di disperazione, ma con l’impegno di trovare una possibile soluzione. La soluzione che indica la Madonna, però, non viene solo dall’alto della potenza divina di Gesù, non passa sopra la testa dei servitori, degli invitati, degli sposi, ma fa appello alla loro volontà e alla loro libertà, per ottenere collaborazione e corresponsabilità. Ciò conferma ancora una volta che Dio ha creato persone libere, e non marionette. Dietro le azioni e le scelte degli uomini non c’è un filo misterioso tirato da qualcuno dietro la tenda, ma il cuore di un Dio amante della vita, rispettoso della libertà degli uomini creati a sua immagine.
Di questo Dio amico degli uomini e di questo ruolo di Maria nella vita del cristiano don Francesco Noli, nella sua lunga vita di ministro di Dio, è stato testimone umile e fedele. Ha vissuto e testimoniato il suo sacerdozio prima come cappellano del lavoro e cappellano dell’ospedale civile, e poi nelle parrocchie di Ortueri, Massama, Palmas Arborea, Mogorella, Asuni. Si pensi a quante volte il ministero della misericordia, esercitato dal sacerdote, avvicina il cuore di Dio al cuore degli uomini! Quante volte una parola e un gesto del sacerdote riportano pace e conforto in una coscienza, in una famiglia, in una comunità. Della testimonianza sacerdotale di don Noli mi piace ricordare alcune espressioni particolari, che mi hanno rivelato la bontà e la semplicità di un uomo di Dio. Quando lo visitavo in occasione del compleanno o degli auguri di Natale e di Pasqua e gli chiedevo come stava, rispondeva sempre: “sto bene, grazie, faccia con comodo”. Faceva vedere che non era tanto interessato a parlare della sua condizione di sofferenza quanto piuttosto al dovere dell’accoglienza dell’ospite.
Nell’ultimo incontro, qualche giorno prima della sua morte, alla suora che si sforzava per fargli notare la presenza dell’arcivescovo rispose: “non ho bisogno di nulla”. Sembra a prima vista una risposta scorbutica e scaramantica. In realtà, non è proprio così. Qualcuno, per dare senso alla morte, ha detto che la morte di un uomo può essere una tragedia; la morte di un milione di uomini è una statistica. L’atteggiamento di don Noli di fronte alla morte non era quello di chi sperimenta una tragedia, ma quella di un cristiano che è cosciente che con la morte la vita non è distrutta, non scompare nel nulla, ma è trasformata in una condizione di felicità eterna. Io ho interpretato la sua risposta come quella di un uomo che è sereno anche di fronte alla morte, così come a suo tempo papa Giovanni, al medico che gli aveva riscontrato il tumore, rispose: “ho le valige pronte”. Chi vive alla presenza del Signore non ha paura di incontrarlo, memore dell’autorità di S. Agostino, che ha scritto la vita dell’uomo è cercare Dio, la sua morte è trovare Dio.
Le altre due parole che sono riuscito a decifrare nel breve colloquio sono “pace e armonia”. Le considero come il suo testamento spirituale. Il patriarca dei sacerdoti arborensi, dal suo letto di morte, invita i suoi confratelli e la comunità diocesana intera a vivere nella pace e nell’armonia. Nella pace e nell’armonia si cammina insieme, si lavora insieme, si soffre insieme. La copertina d’una mia lettera pastorale che porta il titolo “A cuore aperto” riproduce le mani di don Noli che intrecciano il rosario. Lo voglio ricordare così. Due mani che pregano, come le mani di Mosè sul monte, come le mani di Gesù nell’orto degli ulivi, come le mani di tante donne che pregano nel silenzio delle chiese o sul letto degli ospedali, come le nostre mani, che chiedono al Signore pace per il nostro cuore, per la nostra Chiesa diocesana, per la gente dei nostri paesi. Il ricordo di don Noli e del suo sacerdozio sia per tutti noi benedizione e grazia.