Parrocchia di Isili, 21 ottobre 2015
Ho deciso di venire a presiedere questa celebrazione eucaristica per unirmi volentieri alla vostra preghiera di commiato di Mons. Salvatore Sanna, vostro parroco emerito, in gesto di apprezzamento per un degno sacerdote di Cristo, e di gratitudine per un ministero sacerdotale speso in questa comunità con passione, intelligenza, generosità. Purtroppo, la morte
dei sacerdoti è una realtà che comincio a conoscere molto bene, perché a tutt’oggi, durante i miei nove anni di episcopato, sono venuti a mancare 25 sacerdoti. Un quarto del presbiterio che ho conosciuto e accompagnato come pastore di questa chiesa arborense è ormai in cielo. Per un certo verso, la perdita di tanti sacerdoti non può non addolorarmi. Per un altro verso, questo fatto, nella luce della comunione dei santi, mi rassicura di avere in cielo tanti intercessori che pregano per la nostra Diocesi. Don Sanna è sicuramente in paradiso, si è unito ai confratelli che lo hanno preceduto nel segno della fede, e intercede per noi.
Nelle ultime raccomandazioni fatte a don Paolo Ghiani e al parroco di Solarussa don Fabio Ladu, egli ha chiesto di essere accompagnato nel suo viaggio per il paradiso. “Lasciatemi andare in paradiso”, ripeteva. Aveva, dunque, la coscienza a posto, e, sull’esempio di Papa Giovanni, poteva ripetere di avere le valige pronte. Questa sua disposizione d’animo risponde molto bene alla raccomandazione di Gesù riportata dal racconto del vangelo poc’anzi proclamato, ossia di tenersi sempre pronti ad andare incontro al Signore, perché non sappiamo mai quando Egli viene. Nel suo ministero di presbitero arborense, iniziato con l’ordinazione sacerdotale conferitagli da Mons. Fraghì nel 1948, don Sanna ha servito la Chiesa prima come viceparroco a Ghilarza, poi come parroco a Mogorella e Simaxis, e infine in questa parrocchia di Isili per 50 anni. Il suo servizio di parroco è stato apprezzato dall’amministrazione comunale con il conferimento della cittadinanza onoraria, e da tutti voi, cari fratelli e sorelle di questa comunità, che gli avete mostrato tanto affetto e tanta vicinanza mentre era in vita. Continuate a mostrargliene anche dopo la morte, con la preghiera e il ricordo, perché egli ha voluto essere sepolto nel vostro cimitero.
Il messaggio di vita cristiana che ci viene proposto dalla Parola di Dio, ora, può essere riassunto così: fedeltà all’insegnamento di Gesù e onestà nel compimento della missione che ci viene affidata. Il discepolo di Gesù è fedele all’insegnamento del suo Maestro e amministra con onestà e trasparenza il bene che gli è stato affidato, in modo particolare il bene prezioso della fede. Ognuno di noi è chiamato a testimoniare il Vangelo di Gesù, amministrando bene il dono della fede, da custodire con grande diligenza. Il Signore ci chiederà conto di come abbiamo amministrato questo dono, soprattutto se lo abbiamo condiviso con chi cerca Dio, se lo abbiamo testimoniato con le scelte di vita evangeliche, se lo abbiamo tradotto in modelli culturali di solidarietà e di promozione umana. Cari amici, voi avete ricevuto molto da don Sanna. Le vostre famiglie, i vostri giovani, i vostri malati hanno conosciuto la sua passione di sacerdote zelante, la sua carica di guida spirituale, il suo grande contributo per il progresso civile e morale del paese. Conservatene buona memoria. Quello che avete ricevuto sappiatelo donare agli altri.
La personalità sacerdotale di don Sanna evoca in qualche misura la personalità del sacerdote descritta da Papa Francesco in diverse occasioni. Il sacerdote, “pastore del popolo” ha una profonda esperienza di Dio ed è configurato al cuore di Cristo Buon Pastore, docile alle mozioni dello Spirito, nutrito della Parola di Dio, dell’Eucaristia e della preghiera; è un missionario mosso dalla carità pastorale che lo porta a custodire il gregge a lui affidato e ad andare alla ricerca dei più lontani; vive in profonda comunione con il suo Vescovo, con i suoi confratelli, i diaconi, i religiosi, le religiose, i fedeli laici; è un servitore della vita, attento alle necessità dei più poveri, impegnato nella difesa dei diritti dei più deboli e promotore della cultura della solidarietà; è pieno di misericordia, disponibile ad amministrare il sacramento della riconciliazione. Il popolo di Dio, ha precisato il Papa, vuole i suoi sacerdoti “pastori di popolo” e non “chierici di Stato”. Uomini che non si dimentichino di essere stati “tratti dal gregge”, che non si dimentichino “della propria madre e della propria nonna” (2Tim 1, 5); presbiteri che si difendano dalla ruggine della “mondanità spirituale”, che costituisce “il più grande pericolo, la tentazione più perfida, quella che rinasce sempre quando tutte le altre sono state già sconfitte, e riprende nuovo vigore con le stesse vittorie”. Se voi avete riscontrato queste doti in don Sanna nei lunghi anni del suo ministero parrocchiale, ringraziate il Signore per aver avuto questo dono, ed io mi unisco al vostro ringraziamento e alla vostra preghiera di lode.
Il presbitero “pastore del popolo” è configurato con il cuore del Buon Pastore, oltre che nella sua appartenenza alla comunità, anche nella sua piena disponibilità a cercare chi si è perso e aiutare chi è solo e povero. L’opzione del presbitero per i poveri è “preferenziale” nel senso che “deve attraversare ogni struttura e priorità pastorale”. La Chiesa, “compagna di strada dei fratelli più poveri, persino fino al martirio”, invita i sacerdoti a “farsi amici dei poveri”, evitando di difendere troppo i propri spazi di privacy e godimento, e non lasciandosi contagiare facilmente dal consumo individualista. L’opzione per i poveri non può rimanere a livello teorico o meramente emotivo, senza una vera incidenza negli atteggiamenti e nelle decisioni. Il sacerdote deve “uscire” verso le periferie abbandonate, riconoscendo in ogni persona “una dignità infinita”. L’opzione di “farsi vicino” non ha l’obiettivo di “procurare conquiste pastorali, bensì quello della fedeltà nell’imitazione del Maestro, sempre vicino, accessibile, disponibile per tutti, desideroso di comunicare vita in ogni angolo della terra”.
“A immagine del Buon Pastore, il presbitero si fa uomo della misericordia e della compassione, vicino al suo popolo e servitore di tutti”: cresce “nell’amore misericordioso con tutti quelli che vedono coartata la loro vita in ogni sua dimensione, come ci mostra lo stesso Signore in ogni suo gesto di misericordia”. Il presbitero deve avere “una spiritualità della gratuità, della misericordia, della solidarietà fraterna”, e, come Gesù, una speciale misericordia con i peccatori e viscere di misericordia nell’amministrazione del sacramento della riconciliazione. L’atteggiamento del sacerdote in questo sacramento ed in generale davanti alla persona peccatrice deve essere precisamente questo: avere viscere di misericordia.
Cari fratelli e sorelle,
pregate il Signore perché dia alla Chiesa arborense “pastori del popolo”, che sanno parlare di Dio, donare la sua misericordia e il suo perdono, accompagnare il popolo di Dio sulle vie della pace e della giustizia. Don Sanna presenterà sicuramente la vostra preghiera al cuore di Dio, e ho fiducia che il Signore lo ascolterà.